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Le rimanenze di magazzino

Introduzione e valutazioni contabili
Circolare BFA22.043
Rif. art. 2426; 2423-bis codice civile - art. 92 DPR 917/86

Nella circolare di oggi e nella prossima trattiamo il tema delle “rimanenze di magazzino”, argomento centrale in ambito di valutazioni economiche e finanziarie per le aziende. Nel primo appuntamento forniamo una definizione generale e consideriamo gli aspetti contabili, andiamo a trattare invece quelli fiscali nell’uscita della settimana prossima.

Definizione

Sono costituite dai beni destinati alla vendita o da quelli che concorrono alla loro produzione. Vengono considerate come costi che sono sostenuti per l’acquisto o la produzione di un determinato bene il cui ricavo, però, non verrà realizzato nell’esercizio in corso, bensì in quello successivo.

 

  1. merci;
  2. prodotti finiti;
  3. prodotti in corso di lavorazione;
  4. semilavorati;
  5. materie prime, sussidiarie e di consumo.

 

Vanno quindi considerate come rimanenze le categorie di cui sopra prodotte oppure acquistate nel corso di un certo periodo fiscale, ma senza essere utilizzate o vendute durante quel periodo.

L’articolo 2426 del codice civile stabilisce il principio generale secondo il quale le rimanenze di magazzino devono essere valutate al minore tra il costo storico e il valore di mercato.

Il raffronto fra costo storico e il valore di mercato vanno effettuati per singole categorie.

Valutazioni contabili

Il costo storico è dato dall’ammontare dei costi sostenuti per ottenere la proprietà delle rimanenze di magazzino nel loro attuale sito. Tale valore è rappresentato dal:

  1. costo di acquisto per i beni acquistati per la rivendita e per i materiali da destinare successivamente alla trasformazione;
  2. costo di produzione per i beni già trasformati e per il materiale in corso di lavorazione industriale.

Con riferimento al costo di produzione, l’articolo 2426 del codice civile stabilisce che esso comprende tutti costi direttamente imputabili al prodotto. Può comprendere anche altri costi, per la parte imputabile al prodotto, relativi al periodo di fabbricazione fino al momento dal quale il bene può essere utilizzato.

 

Vengono considerate componenti del costo di produzione:

 

  • costi diretti: tutti costi direttamente imputabili al prodotto, costituiti dai costi dei materiali utilizzati e dagli imballaggi e dalla manodopera diretta impiegata;
  • costi indiretti: le spese generali di produzione comuni a più prodotti o produzioni (manodopera indiretta, ammortamenti, manutenzioni riparazioni, forza motrice, materiale di consumo, eccetera).

 

Con riferimento a questi ultimi, i parametri di ripartizione utilizzabili ai fini dell’attribuzione dei costi generali comuni sono a titolo esemplificativo:

  • le ore dirette di mano d’opera;
  • il costo della mano d’opera diretta;
  • le ore macchina;
  • l costo primo (cioè il materiale diretto e la mano d’opera diretta).

 

La valutazione delle rimanenze di magazzino presupporrebbe l’imputazione ai dei costi specificatamente sostenuti per i beni stessi. Il criterio del costo specifico però può avere un’applicazione complessa.

Ecco che quindi la legge con gli art. 2426 n. 10 c.c. offre la possibilità di valutare i beni fungibili mediante uno dei criteri indicati successivamente ai numeri 2, 3, 4 (costo medio ponderato, LIFO e FIFO).

 

La valutazione delle rimanenze può, quindi essere effettuata con i seguenti metodi:

  • ll metodo del LIFOsembra essere adatto nei casi in cui i costi delle scorte tendano ad aumentare: in questo caso, infatti, gli articoli a costo più elevato (quelli acquistati o prodotti per ultimi) sono considerati venduti. Le aziende che utilizzano questo metodo per valutare l’inventario sono di solito quelle con scorte relativamente grandi e costi.

 

  • Il metodo del FIFO al contrario può essere adeguato nei casi in cui i costi delle scorte vanno diminuendo in quanto il prodotto tende a svalutarsi nel tempo. Il FIFO ci dà una migliore indicazione del valore del magazzino finito sul bilancio.

 

  • Il costo medio ponderatorisolve i problemi di variazione del prezzo della merce in aumento e diminuzione verificatesi in periodi di forte instabilità. In generale esso viene utilizzato quando il sistema contabile dell’azienda non è sufficientemente sofisticato per tracciare i livelli dell’inventario FIFO o LIFO, oppure quando l’azienda non ha molte variazioni nel proprio inventario.
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